In questo periodo di lockdown abbiamo avuto il piacere di una chiacchierata con Domenico Schiattarella, con esperienza decennale nel mondo delle corse, dalla F1 alle gare endurance di tutto il mondo.

MiP: Ciao Domenico, ci puoi raccontare un pò la tua carriera agonistica in pista?

DS: La ia carriera all’inizio l’ ho voluta fortemente da ragazzino, quando ho lasciato i miei genitori e amici e da Milano mi sono trasferito a Maranello, per studiare alla scuola Enzo e Dino Ferrari, dove ho anche avuto l’onore di conoscere Enzo Ferrari in persona!

Ho sempre voluto diventare un pilota, anche se i miei genitori erano persone normalissimi, quindi anche a correre con i kart è stato difficile, ma per fortuna dopo è arrivata la F4, ho cominciato a vincere da subito e mi ha permesso di passare nelle altre categorie, F2000, poi F3, mentre nell’anno della F3000 non avevo il budget necessario per correre lì e mi sono dovuto trasferire in America, dove ho fatto la Formula Atlantic diventato Rookie dell’anno, che mi ha permesso, l’anno successivo, di debuttare in Formula Indy.

Proprio dalla Indy è arrivata la chiamata in F1 dopo il terribile weekend di Imola con la scomparsa di Roland e Ayrton, Formula 1 che ahimè è durata relativamente poco per il ritiro della squadra, cosa che mi ha “costretto” a tornare in America per una seconda esperienza, non torppo fortunata, in Indy.

Dopo le formula mi sono dedicato ai prototipi e ai GT, vetture con le quali ho corso negli ultimi anni della mia carriera agonistica.

MiP: Come ci hai appena detto, hai corso potremmo dire con qualsiasi tipo di vettura, quale campionato e quale vettura ti ha dato maggiori soddisfazioni e ti sei trovato a più agio?

DS: Diciamo che logicamente la F1 è stata il coronamento di un sogno, vederla da bambino e poi ritrovarsi nel circus a correre è stata l’emozione più grande!

La vettura che mi è proprio rimasta nel cuore, non ti so dire il motivo, ma per empatia, è stata la Ferrari 333 SP, il prototipo con il quale sono partito in prima fila alla 24H di Daytona, gara che non ho vinto per la rottura del motore, ma guidare quella macchina per me era qualcosa di unico e speciale, quella Ferrari mi ha veramente toccato il cuore.

MiP: Hai corso in una F1 nella quale gli italiani in griglia erano all’ordine del giorno, mentre ora ne abbiamo solamente uno in griglia, cosa è cambiato secondo te e hai una soluzione per poter dare la possibilità ai giovani talenti italiani di poter arrivare nel circus?

DS: Vero c’erano più italiani, eravamo forse più considerati, ora secondo me, al di là del talento puro, che fa comunque la differenza e se uno ha talento prima o poi riesce ad emergere, anche se certe situazioni in Italia, a partire dalla nostra federazione che forse in sè non ha un grande peso all’interno della FIA, non aiutano ad emergere i giovani piloti.

Adesso vanno di moda queste driving scolarship, noi in Italia ne abbiamo una, la Ferrari Driver Academy, che sinceramente non so con quale criteri determini il valore di un pilota, a differenza magari di altri programmi che vedo che spingono per chi ha veramente talento.

Non so perchè ci sia solamente un italiano nel circus, bisognerebbe forse andare nel profondo fin nel mondo del karting e dare una spinta poderosa fin dall’inizio…la cosa strana è che nei kart noi italiani nei kart dominiamo in un lungo ed in largo e per la legge dei grandi numeri qualcuno dovrebbe arrivare, ma il risultato è che ci si perde per strada e non è colpa nostra, ma di chi supporta i giovani piloti.

MiP: Ci occupiamo principalmente di Monza, che ricordi hai di questo tracciato e hai dei particolari momenti che hai vissuto qui?

DS: Di Monza ho sempre un ricordo molto bello, ho corso molti anni a livello internazionale, ma quando avevo l’occasione di tornare a Monza è stata sempre la mia gara di casa, pensando anche che sono nato a Milano.

In F2000 quando debuttai contro persone molto più grande ed esperte di me a Monza “volavo”, sono sempre andato molto bene in tutte le categorie, è una pista molto tecnica, nonostante sia velocissima, e avere un buon passo qui non è da tutti.

Diciamo che il momento particolare è stato in un test, quando bruciò la mia Lotus Elise Gt1 all’uscita della seconda di Lesmo, parcheggiai e mi ricordo che vedevo la mia macchina che prese fuoco in una maniera incredibile, mai visto prima!

MiP: Ti abbiamo visto proprio a Monza nell’ambito della ELMS con la Ligier, di cosa ti occupi ora?

DS: Sono un coach professionista, ho lavorato in Ferrari nell’ambito dei corsi ufficiali per diversi anni e ora ho una mia struttura attraverso la quale formo i gentlemen drivers, dando la possibilità alle persone che vogliono essere piloti per un weekend di approcciarsi alla pista attraverso un metodo scientifico e tecnico che utilizzo legato al target visuale, che permette di vedere come ci si approccia una curva, frenare all’ultimo centimetro e tenere la giusta velocità all’ interno di essa, chiaramente senza uscire dal tracciato. Quindi adesso mi occupo di formazione online, dove ho un corso di target visuale, e uno racing, sempre su piattaforma elearning, che permette, una volta terminato e attraverso una selezione, di venire in pista con me, per trovare la persona più talentuosa da portare, a titolo gratuito, a correre una gara endurance con me appunto con la Ligier che avete visto a Monza.

MiP: La prossima stagione partirà all’interno del Peroni Race il campionato endurance monomarca Ligier, puoi raccontarci questo progetto e questa nuova avventura che ti vede coinvolto?

DS: Sì esatto, questo è un progetto molto bello perchè sono tutte gare di 3 ore all’interno del Peroni racing weekend, ho fatto quest’anno il campionato francese dove le gare erano di 4, 6 e 8 ore ed il bello di queste gare è che il pilota può dividersi il budget necessario per correre con altri 2 / 3, o anche eventualmente 4 compagni di squadra. Sono gare belle perchè insegnano sia il rispetto del mezzo che del compagno, c’è molta strategia, bisogna essere veramente concentrati per un sacco di ore e per me le gare endurance hanno un fascino particolare, avere vissuto le gare più importanti in queste categorie, come Le Mans, Daytona, Sebring mi rende un fan delle gare di durata e abbiamo deciso di partecipare con le nostre Ligier a questo nuovo campionato targato Peroni.

MiP: Credi che questa pandemia possa avere degli effetti a breve, medio e lungo termine nel motorsport in termini di sponsor e team iscritti alle gare?

DS: Chiaramente gli effetti si vedono e li vivo in prima persona con eventi e corsi di pilotaggio che purtroppo abbiamo dovuto annullare, cosa significhi questo nel medio e lungo termine non lo so, ma chiaramente il motorsport ne sta soffrendo e ne soffrirà.

In termini di sponsor è un pò strano perchè con questa pandemia stanno nascendo imprese digitali che stanno andando benissimo quindi sicuramente ci sarà un cambiamento epocale a livello di sponsorizzazioni, magari non vedremo più sigarette, ma compagnie e società legate al mondo digitale, quindi spero non ci siano conseguenze gravi, anche se al momento non è di certo una bella situazione, quando si corre a porte chiuse è sempre triste e non è il massimo della vita…Voglio però essere fiducioso come lo sono sempre stato nella mia vita e nella mia carriera e proprio la determinazione che ho sempre avuto mi ha permesso di arrivare dove sono e ottenere i risultati che ho avuto.

MiP: Grazie mille e a presto in pista!